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Articoli e news

9 Gennaio 2018 - da Comune Info (scarica il pdf)

QUEL COCKTAIL MICIDIALE... IL GLISOFATO di Navdanya International

La tossicità dei pesticidi non è data solo ed esclusivamente dai principi attivi dichiarati dalle aziende ma anche dai coformulanti, tenuti spesso nascosti o non dichiarati in fase di autorizzazione e commercializzazione. A lanciare l’allarme il professor Gilles-Eric Séralini dell’Università francese di Caen che ha, pubblicato sulla rivista scientifica Toxicology reports, il suo ultimo studio in cui si dimostra che gli erbicidi a base di glifosato contengono metalli pesanti, come l’arsenico. Si tratta di coformulanti che non vengono dichiarati o dichiarati “inerti” e coperti da segreto industriale dalle aziende produttrici, nonostante la loro comprovata tossicità: testati su cellule umane, i coformulanti, composti da residui del petrolio, risultano avere un effetto molto dannoso in quanto si comportano da interferenti endocrini.

Lo studio del professor Seralini conferma quanto già denunciato da Navdanya e da molte organizzazioni della società civile al recente tribunale Monsanto e in successive occasioni: i processi di regolamentazione sono tutt’altro che trasparenti e democratici, le grandi aziende dell’agribusiness hanno la possibilità e la capacità di intervenire nei processi decisionali della politica e degli enti deputati al controllo. Conseguentemente, i rischi per la salute dei consumatori e dei lavoratori sono altissimi. Proprio in occasione del tribunale Monsanto, Navdanya International aveva realizzato un’intervista con il professor Seralini in cui si anticipavano i risultati dello studio ora pubblicato.

Il glifosato fu brevettato come erbicida presso le autorità competenti dalla Monsanto Company nel 1974. Gli erbicidi in commercio non contengono mai esclusivamente glifosato che viene miscelato insieme ad altre sostanze chimiche nei prodotti commerciali. Gli erbicidi a base di glifosato sono i più utilizzati nel mondo e, in particolare dal 1995, i più utilizzati nelle colture ogm. Gli ogm come il mais e la soia, sono coltivazioni transgeniche destinate anche all’alimentazione umana ed animale. La maggior parte di queste colture vengono modificate geneticamente per tollerare erbicidi a base di glifosato come il RoundUp (l’erbicida prodotto dalla Monsanto), per cui, alti livelli di residui di glifosato ed altri componenti entrano nella catena alimentare . Gilles-Eric Séralini ha detto: “Richiediamo che le formule dei pesticidi vengano immediatamente rese pubbliche, insieme a qualsiasi test sanitario sia stato fatto su di essi. I livelli “accettabili” di residui di glifosato in alimenti e bevande dovrebbero essere immediatamente divisi per un fattore di almeno mille volte, a causa dei veleni nascosti in questi preparati chimici. Gli erbicidi a base di glifosato dovrebbero essere vietati”. Vandana Shiva, scienziata e ambientalista, ha dichiarato: “Il dottor Gilles-Eric Seralini è stato il primo scienziato a fare uno studio approfondito della durata di due anni sul glifosato e sugli Ogm, mostrando l’impatto su organi vitali come reni e denunciando la cancerogenicità di questi agrotossici. La Monsanto ha ripetutamente attaccato Seralini come confermato dalle rivelazioni contenute nei Monsanto Papers. I procedimenti legali hanno stabilito le alte credenziali del dottor Seralini come scienziato indipendente e le frodi scientifiche perpetrate dalla Monsanto. Seralini ha presentato nuove scoperte che forniscono prove scientifiche che i coformulanti all’interno degli erbicidi contengono metalli pesanti tossici come l’arsenico”. Fonte: Navdanyainternational.it

DA LEGGERE:
Sul glifosato la battaglia inizia ora di Ruchi Shroff 
I complici europei del glifosato di Ruchi Shroff 
Sfida all’esibizione del potere tossico di Vandana Shiva 
Che vuoi che sia un po’ di glifosato di Patrizia Gentilini 
Mamma mia, il glifosato. Veleni nel piatto di Milena L.V. Molozzu 
La primavera libera dai pesticidi di Simona Savino 
L’Europa avvelenata dai pesticidi di R.S.

28 Dicembre 2017 - da Comune Info (scarica il pdf

IL PANE NON E' UNA MERCE...PANIFICARE IL FUTURO di Domenico Dalba

Domenica, ore 10, sole ammiccante che invita allo struscio sul corso, dominato dalla gigantesca statua di Eraclio, dove emise i primi vagiti e combinò le prime impertinenze, il pittore impressionista Giuseppe De Nittis. Un corteo di macchine, sbuffanti per le centinaia di chilometri percorse, imbocca la bretella della Statale 16 bis e plana, dopo la Caserma dei Vigili del Fuoco, davanti al panificio “Il Fornaio dei Mulini Vecchi” nella zona industriale di Barletta. Ne scende un nutrito gruppo di panificatori, provenienti dall’Abruzzo, dalla Campania e dalla Calabria. Volti sinceri, radiosi ed allegri, nelle cui rughe si nascondono le fatiche di una penosa vita di sacrifici e le profonde inquietudini per il futuro dell’azienda, dei consumatori, della propria persona, delle mogli e dei figli.
Va loro incontro festoso, a braccia spalancate con la spalla e la testa leggermente arretrate, Vincenzo Paolillo, viso bonario dall’immancabile velo di barba tendente al bianco che gli conferisce più anni di quelli che la sua carta di identità realmente segna. Non si contano abbracci, baci, pacche sulle spalle, battute a tutto spiano. Un’atmosfera di cordialità che riscalda i cuori di chi tiene in grande considerazione il valore dell’empatia e dell’ascolto attivo tra le persone.

ARTICOLI CORRELATI
Facciamo il pane insieme Dossier 
Le tre economie del pane di Gustavo Duch 
L’arte di fare il pane in casa di Maria Delli Quadri 
“Cum panis”. Perché dovete chiamarmi compagno di Mario Rigoni Stern 

A guidare la pacifica calata degli ospiti, è Vinceslao Ruccolo, proveniente dalle montagne dell’Abruzzo, vicepresidente Nazionale di Fiesa (Federazione Italiana Esercenti Specialisti dell’Alimentazione), che fa parte della Confesercenti. Da tanto tempo è alle prese con gli impasti, le lievitazioni e le infornate, dall’epoca in cui indossava calzoncini corti. Più di quaranta anni di tenace e faticoso lavoro gravano ora sulla sua groppa, che ne evidenzia alcuni di più, nonostante la sua bella presenza fisica e la simpatia che trasmette.
Tra l’abruzzese e il barlettano la scintilla dell’amicizia sincera era scoccata una ventina di anni fa in un convegno di categoria tenutosi a Bari. Da allora, i due si sono sentiti e confrontati a più riprese in incontri professionali, in occasioni conviviali, e il sodalizio amicale si è consolidato.
Vinceslao apprezza la professionalità di Vincenzo, acquisita presso l’Accademia della Panificazione di Verona e nell’esercizio trentennale. Ne ammira la generosità, testimoniata dai volti grati e sorridenti dei tanti che vanno a bussare alla porta del suo cuore. Rimane stupito della feconda attività artistica delle sue mani, dalle quali scaturiscono statue, realizzate con pasta ottenuta mescolando acqua, farina e lievito. Loda ai quattro venti l’ingegnosità e la lungimiranza imprenditoriale.
Da alcuni anni Vincenzo Paolillo si è dotato di un mulino a pietra, che gli permette di ottenere farine, fresche di giornata, capaci di generare pane, taralli, biscotti e pasta di alto livello nutrizionale, salutistico ed organolettico. Ad alimentarlo sua maestà, il sole. Nei mulini a cilindri metallici, la parte vitale del grano, il germe, ricco di enzimi, sali minerali e vitamine viene sacrificato. Immondamente. Di conseguenza, le farine risultano depauperate delle loro vitali proprietà e delle caratteristiche organolettiche, colore, sapore, profumo, tocco, digeribilità.

Il grano viene acquistato direttamente dai piccoli produttori del territorio. Che amano la terra degli avi e se ne prendono cura, valorizzandola, per donarla ai figli. Partendo dalla convinzione dei Pellirosse americani che sulla Terra siamo solo inquilini. I contraenti, galantuomini, generano con una semplice stretta di mano un patto economico ed etico che mette al centro dei propri orizzonti, la salute dei consumatori… la legalità, il lavoro dignitoso, il consumo consapevole, la solidarietà, il rispetto e valorizzazione dell’ambiente e garantisce congiuntamente un’equa remunerazione. Perché i valori non sono merci. Si intravede, perciò, in forme pacate, in questa civile e lungimirante operazione, l’insubordinazione al ritmo, al conflitto ed all’ingordigia della disumanizzante competizione neoliberista mirante esclusivamente al mero profitto.

“Per noi, l’iniziativa imprenditoriale di Vincenzo Paolillo è un modello artigianale da esportare nelle proprie regioni ed in tutto il resto dell’Italia – dice il semplice e brillante Vinceslao – Siamo gente laboriosa ed umile, e non nutriamo sentimenti di gelosia, anzi siamo orgogliosi che il collega abbia aperto una prospettiva imprenditoriale nuova”. Aggiunge Vinceslao: “La Fiesa Confesercenti, ha aperto un tavolo di trattative con il governo per inserire la panificazione tra le attività usuranti. Perché? D’estate gli operatori crepano per il caldo che si genera all’interno del laboratorio ed all’aria aperta. D’inverno, il corpo viene stressato dal netto contrasto tra la temperatura dell’ambiente di lavoro e quella esterna. L’umidità e lo sfarfallio di farina penalizzano pesantemente la salute. Infine, alterato il ciclo sonno-veglia, per l’atavica tradizione di lavorare durante la notte, l’orologio biologico interno ne risente e si scatenano sfracelli nella fisiologia, nella psiche e nel comportamento”.

Pausa confortevole sotto il bellissimo gazebo dalle massicce panche di legno che invitano ad accomodarsi e a inebriarsi della fragranza agrumata di arance, mandarini e pompelmi. Abbandonando l’alienante e delirante fren esia quotidiana. Riprende a parlare, il gentile orso d’Abruzzo: “Dall’infanzia i bambini devono essere educati a seguire una dieta corretta e bilanciata, assumendo prodotti nutrienti, gustosi e genuini. A casa ed a scuola. Perciò, è intento della Fiesa proporre al governo l’inserimento della tematica dell’alimentazione nei programmi scolastici”. Insomma, basta con l’obesità che affligge tre milioni di cittadini! Stop al sovrappeso, che mina la salute di sette milioni di consumatori. Alt alle malattie metaboliche, impennan
tesi paurosamente. Una boccata di ossigeno per il sistema sanitario nazionale!

Molte perplessità vengono manifestate nei confronti del Ceta, la diabolica intesa commerciale tra l’UE e il Canada. Che autorizza a introdurre in Italia grano abbeverato di agrotossici e seccato con il glifosato, pericoloso erbicida responsabile del cancro. Che danneggia l’economia del territorio. Che favorisce, per il basso prezzo, le grandi industrie molitorie e quelle della pasta.
Esistono, conclude Vinceslao, grani antichi ed autoctoni, come il farro, l’avena, l’orzo, le varietà di frumento “senatore Cappelli”, “Saragolla” e tanti altri. Che lussureggiano nelle nostre contrade. Che non hanno bisogno di trasporti transoceanici. Che danno lavoro ai meravigliosi “cafoni” del Sud. Che vanno apprezzati per la loro genuinità e sapore. A loro devono andare tutte le nostre tutele, preferenze ed attenzioni! Perché il pane non è una merce. Un passo per cambiare l’ordine delle cose.

28 Dicembre 2017 - da Comune Info (scarica il pdf

ORTI IN CITTA', STORIE PER IL FUTURO di Piero Bevilacqua

Strano a dirsi, gli orti sono stati probabilmente la prima forma urbana di produzione della storia umana. Per sopravvivere, gli abitanti delle città avevano bisogno di una alimentazione quotidiana che solo il cibo prodotto dentro o attorno alle mura poteva fornire. Fresco e a portata di mano. Ogni giorno la terra doveva dare da mangiare a una parte crescente di popolazione che si occupava di altro e non produceva alimenti. Perciò, contrariamente a quel che comunemente si crede, l’orto è la più «innaturale» forma di attività agricola, la più lontana dai cicli biologici spontanei delle piante. Nell’orto, legumi, tuberi, ortaggi, cereali, ecc. vengono piantati e ripiantati senza interruzione a ogni stagione come di sicuro non accade in natura. Una forzatura tecnica al cui successo si deve gran parte della sopravvivenza della specie umana sulla terra e certamente il sorgere delle civiltà antiche. In che cosa è consistita la forzatura tecnica? Almeno in due componenti, frutto dell’umana genialità. La prima è stata la continua fertilizzazione della terra, resa necessaria dall’intenso sfruttamento produttivo a cui viene sottoposto il suolo. La seconda è stata ed è tuttora, l’avvicendamento delle piante nello spazio dell’orto, così da variare il tipo di minerali e di sostanze nutritive sottratte al terreno e nello stesso tempo per utilizzare i lasciti utili (ad esempio l’azoto delle leguminose) delle precedenti coltivazioni.

ARTICOLI CORRELATI 
La moltiplicazione degli orti comunitari di Alessandra Magliaro 
Si vive con meno di quanto si pensi di Lucia Bertell 
Coltivare il nuovo tra le crepe del vecchio di Marina Sitrin 
L’orto comunitario di Berlino di Elena Chiocchia 

Avvicendamenti e rotazioni sono stati a lungo, prima dell’avvento dei pesticidi chimici, i mezzi con cui la sapienza contadina difendeva le colture dall’aggressione degli insetti e dalle malattie. Ora è stata proprio la prossimità dell’orto alla città a rendere possibile la continua rigenerazione della fertilità dei suoli. Che i rifiuti urbani e soprattutto le deiezioni animali fossero materia preziosa per ridare vigore produttivo alla terra era già noto nel mondo antico. Nel celebre passo dell’Odissea (C.XVII) in cui Ulisse, appena sbarcato a Itaca, rivede il suo vecchio cane Argo, si legge «ora giaceva là, trascurato, partito il padrone/su molto letame di muli e buoi, che davanti alle porte/ammucchiavano, perché poi lo portassero/ i servi a concimare il grande terreno di Odisseo». Si faceva dunque gran cura del letame, che, raccolto dalle strade, veniva ammassato fuori le mura.

Tale rapporto di reciproco vantaggio, tra la città che riceve il cibo per nutrire i suoi abitanti e restituisce gli scarti per fertilizzare e riprendere i ciclo produttivo, è stato, per millenni, il modello vincente in ogni angolo del mondo. In Oriente come in Occidente. È durato fino a metà del XX secolo e in alcune aree dei paesi poveri perdura ancora. Oggi il suo millenario successo è una lezione imperdibile per il nostro tempo. L’orto è una forma di produzione altamente intensiva per unità di superficie, che surclassa quello delle monoculture industriali, dunque un modello economicamente vincente di fronte alla sfida della crescita della popolazione. Nello stesso tempo esso contiene il paradigma della rigenerazione continua e dell’economia circolare. Si prende dalla terra e ad essa si ridona, perché non si esaurisca la sua fertilità, in un rapporto di solidale cooperazione con le fonti primigenie della vita. Una lezione etica che viene dal remoto passato, la più decisiva per vincere le sfide dell’avvenire.
Pubblicato su il Gambero verde, suppl. a il manifesto del 21 dicembre 2017 e su Officinadeisaperi.it (con il titolo originale completo Orti in città. Un paradigma per l’avvenire che viene da lontano).

26 Dicembre 2017 - da Comune Info (scarica il pdf)

DOPO GLI OGM CI NUTRIRANNO I BIG DATA di  Vandana Shiva*

Negli anni Novanta ci dicevano che gli Ogm avrebbero assicurato la crescita di cibo ovunque, compresi i deserti e le discariche di materiali tossici. Oggi sono rimaste solo due applicazioni degli Ogm, la resistenza agli erbicidi e le colture Bt, ma le multinazionali non smettono di imporre le proprie ricette. Un completo fallimento costato miliardi e veleni. Intanto sono ancora i piccoli contadini a produrre il 70 per cento del cibo globale. L’ultima notizia delle multinazionali è che i «big data» ci nutriranno. Monsanto parla di «agricoltura digitale» basata sui «big data» e sull’«intelligenza artificiale» e prefigura un’agricoltura senza contadini. In realtà, spiega Vandana Shiva, l’unica strada resta quella del “rinnovamento del pianeta grazie all’agroecologia, al ripristino della biodiversità, al rispetto del suolo, dell’acqua e delle piccole unità agricole, affinché tutti nel mondo possano avere accesso a un’alimentazione sana”

In materia di cibo e agricoltura, il futuro può prendere due strade opposte. Una porta a un pianeta morto: spargimento di veleni e diffusione di monocolture chimiche; indebitamento per l’acquisto di sementi e fitofarmaci, causa di suicidi di massa fra gli agricoltori; bambini che muoiono per mancanza di cibo; aumento delle malattie croniche e dei decessi dovuti alle carenze nutrizionali e alle sostanze avvelenate vendute come cibo; devastazione climatica che mina le condizioni stesse della vita sulla Terra. La seconda strada è quella del rinnovamento del pianeta grazie all’agroecologia, al ripristino della biodiversità, al rispetto del suolo, dell’acqua e delle piccole unità agricole, affinché tutti nel mondo possano avere accesso a un’alimentazione sana.

La prima strada è quella industriale, ed è stata tracciata dal cartello dei veleni. Dopo le due guerre mondiali, le compagnie trasformarono le loro armi chimiche in sostanze agrochimiche, come pesticidi e fertilizzanti. E convinsero il mondo che senza questi veleni non era possibile ottenere raccolti e produrre cibo.
Nel 1990 ci dicevano che gli Ogm avrebbero annullato tutti i limiti imposti dall’ambiente, permettendo la crescita di cibo dovunque, compresi i deserti e le discariche di materiali tossici. Oggi ci sono solo due applicazioni degli Ogm: la resistenza agli erbicidi e le colture Bt. La prima applicazione è stata decantata come metodo per il controllo delle erbe infestanti – in realtà ne ha create di super resistenti; quanto alle colture Bt, si supponeva che sarebbero riuscite a tenere a bada i parassiti, quando in realtà ne hanno sviluppati di super-resistenti.
L’ultima grande notizia è che i «big data» ci nutriranno. Monsanto parla di «agricoltura digitale» basata sui «big data» e sull’«intelligenza artificiale». Prefigura anche un’agricoltura senza agricoltori. Non sorprende che l’epidemia di suicidi fra i contadini indiani e in generale la crisi degli agricoltori in tutto il mondo non abbiano suscitato le dovute risposte da parte dei governi: questi ultimi sono così tenacemente e ciecamente intenti a costruire il prossimo tratto dell’autostrada verso la morte da ignorare l’intelligenza dei semi viventi, delle piante, degli organismi del suolo, dei batteri del nostro intestino, dei contadini e delle montagne di esperienza e saggezza costruite nei millenni. I piccoli contadini producono il 70 per cento del cibo globale usando il 30 per cento delle risorse totali destinate all’agricoltura. L’agricoltura industriale invece usa il 70 per cento delle risorse, generando il 40 per cento delle emissioni di gas serra, per produrre il 30 per cento soltanto del cibo che mangiamo. Climate Corporation, la più grande compagnia al mondo per i dati sul clima, e Solum

Inc., la più grande compagnia al mondo per i dati sul suolo, sono oggi di proprietà di Monsanto. Queste due compagnie vendono solo dati. Ma i dati non sono conoscenza. Sono solo un’altra merce destinata a rendere l’agricoltore ancora più dipendente. Non possiamo affrontare i cambiamenti climatici e le loro reali ed effettive conseguenze senza riconoscere il ruolo centrale del sistema alimentare industrializzato e globalizzato, che genera fino al 40 per cento delle emissioni di gas climalteranti a causa dei seguenti fattori: deforestazione, allevamenti intensivi, imballaggi per alimentari in plastica e alluminio, trasporti su lunghe distanze e spreco di cibo.

Non possiamo risolvere i cambiamenti climatici senza l’agricoltura ecologica e su piccola scala, basata sulla biodiversità, sui semi viventi, sui suoli vitali e sui sistemi alimentari locali, riducendo al minimo i trasporti di derrate alimentari ed eliminando gli imballaggi in plastica.

22 Dicembre 2017 - da Comune Info (scarica il pdf)

LE POZZANGHERE, I CACHI E LA MANGIATOIA di Sandra Cangemi*

Con l’inizio dell’autunno è arrivata anche un po’ di pioggia e noi ne abbiamo approfittato per sguazzare nelle pozzanghere: che divertimento! Ci piace moltissimo stare all’aria aperta: andiamo nell’orto, manipoliamo la terra, ci arrampichiamo sugli alberi. Quando finiamo di giocare siamo tutti imbrattati di fango e le nostre educatrici, pazientemente, ci cambiano da capo a piedi.
A novembre abbiamo fatto lunghe passeggiate fino al bosco, dove abbiamo osservato le foglie cadute dagli alberi, di tanti colori e forme differenti. Usando fogli e pastelli a cera abbiamo ricalcato le cortecce. Abbiamo osservato le tane e le cacche dei conigli, ascoltato i canti degli uccelli e il frusciare delle foglie. Sdraiati per terra, abbiamo osservato il cielo azzurro e i rami degli alberi che si protendono verso l’alto alla ricerca della luce: che meraviglia la natura! Nel bosco c’è tantissimo da imparare, ci torneremo spesso .

Abbiamo continuato a esplorare anche il frutteto, dove abbiamo raccolto alcuni frutti che maturano in autunno, come i cachi. Nelle belle giornate abbiamo osservato in lontananza il volo delle api, che approfittano delle ore più calde per uscire dall’alveare e fare un giro alla ricerca degli ultimi fiori. Chissà come fanno le api a produrre il miele… magari la prossima primavera, con l’aiuto delle nostre educatrici, riusciremo a scoprirlo.

Ad un certo punto le temperature sono scese bruscamente e così, arrivando in cascina, abbiamo trovato che tutto era ricoperto di bianco: è la brina, che rende incantato il paesaggio intorno a noi. Le nostre asinelle e la cavalla Pippi si difendono dal freddo grazie all’allungamento del pelo e ora sono ancora più morbide da accarezzare. Dato che l’erba al pascolo non è più abbondante, come in estate, diamo loro anche il fieno, così che possano affrontare la stagione fredda nel migliore dei modi.

Ma come fanno gli animali selvatici a sopravvivere al gelido inverno? Per dare una mano agli uccellini abbiamo costruito una mangiatoia in legno che abbiamo prima verniciato e poi assemblato con le viti. Però, non sapendo cosa dar da mangiare agli uccelli, ci siamo fatti consigliare dal pettirosso Rossino, che è diventato subito nostro amico. Rossino ci ha spiegato che in inverno non ci sono tanti insetti, di cui lui è ghiotto, ma se vogliamo aiutarlo e dare un po’ di pappa anche agli altri uccellini, possiamo preparare palline fatte di margarina, semi vari, pezzetti di mela e briciole di panettone. E così, insieme ai bimbi della scuola in fattoria, abbiamo fatto questo bell’impasto e poi l’abbiamo messo nella mangiatoia e anche in alcune reticelle che abbiamo appeso ai rami degli alberi, così che gli uccelli possano trovare un po’ di cibo in giro per la cascina. Abbiamo preparato anche delle collanine di arachidi, perché le cinciallegre e le cinciarelle sono capaci di romperne il guscio per mangiarne il contenuto: buon appetito a tutti!

*Agriasilo della cooperativa sociale "Praticare il futuro" della Cascina Santa Brera Grande (San Giuliano Milanese)
19 Dicembre 2017 - da Comune info (scarica il pdf)

I DONI DEI PARCHI E DELLE FORESTE URBANE E I SERVIZI ECOSISTEMICI

A Roma, Parco Regionale Urbano di Aguzzano: è in corso il primo studio approfondito sui servizi ecosistemici. In questo pezzo della città i cittadini e le associazioni studiano le risorse naturali e i beni comuni per dimostrare come la tutela dei parchi e delle aree verdi cittadine è una risorsa per ridurre l’inquinamento e migliorare la salute pubblica, ma anche un modo per ricostruire legami sociali e con l’ambiente naturale

L’associazione Casale Podere Rosa ha avviato a Roma il primo studio volto a calcolare i servizi ecosistemici che il Parco Regionale Urbano di Aguzzano rende alla comunità cittadina. I servizi ecosistemici che i parchi e le “foreste urbane” possono fornire sono infatti molteplici e spesso sottovalutati: mitigazione dell’effetto “isola di calore” delle grandi città, isolamento termico a beneficio degli edifici prossimi alle aree verdi con conseguente riduzione delle spese di riscaldamento e raffrescamento, isolamento acustico, assorbimento delle acque meteoriche e decongestione delle reti fognarie, fitodepurazione delle acque superficiali, effetto barriera contro gli eventi atmosferici anomali, protezione del suolo dai fenomeni di inaridimento ed erosione, conservazione della biodiversità animale e vegetale, sequestro e stoccaggio del carbonio, abbattimento dei principali inquinanti atmosferici.

Il progetto condotto insieme ad un gruppo di cittadini volontari (“citizen science project”), autoprodotto e autofinanziato dall’associazione Casale Podere Rosa, ha preso le mosse con una campagna di censimento della copertura arborea e arbustiva del parco condotta nella primavera-estate 2017. I dati raccolti vengono analizzati utilizzando il modello matematico UFORE – Urban Forest Effects attraverso il software ad accesso libero i-TreeEco sviluppato dall’USDA Forest Service.

Nel corso della primavera 2018 verrà rilasciato il primo report dettagliato su composizione e struttura del parco, servizi ecosistemici e loro valore economico, ma già ora emergono alcuni dati interessanti: ogni anno il parco è in grado di abbattere circa 2,4 tonnellate di inquinanti atmosferici (O3, NO2, SO2 e CO e PM2,5) e di produrre 180 tonnellate di ossigeno. Inoltre l’effetto “carbon sink” cioè la quantità netta di carbonio sequestrata dalla vegetazione del parco ammonta a circa 67,5 tonnellate/anno.

Per informazioni: info@casalepodererosa.org, info@centrodiculturaecologica.it

15 Dicembre 2017 - da Carte in Regola (scarica il documento pdf)

IL REGOLAMENTO DEGLI ORTI URBANI DEVE ESSERE PARTE DEL SISTEMA DEL VERDE E DEL PAESAGGIO DELLA CITTA' di Paola Loche

Pubblichiamo una prima riflessione sul Regolamento degli Orti Urbani, promosso dalla delibera 38 del 2015 (1) e attualmente in corso di revisione da parte dalla nuova Amministrazione insieme a un tavolo di associazioni. Il gruppo verde di Carteinregola invierà a breve le sue osservazioni al tavolo e all’Assessora Montanari, chiedendo che il regolamento degli orti sia inserito, come accade in molte altre città che l’hanno adottato, in un più generale Regolamento del verde urbano, che da anni sollecitiamo, anche con tavoli di lavoro e proposte concrete. Rispettiamo e ammiriamo l’impegno delle tante realtà che con l’esperienza degli orti condivisi hanno avviato un importante opera di ricostruzione delle comunità e di rapporti sociali solidali, ma riteniamo che anche queste scelte debbano essere inserite in un sistema di regole – esistenti o da adottare – a tutela del comune patrimonio ambientale e del paesaggio, un bene comune di tutta la città e delle generazioni a venire.

Nella nuova bozza di “Regolamento per l’affidamento in comodato d’uso e la gestione di aree verdi di proprietà di Roma Capitale per la realizzazione di orti/giardini urbani” è assente una visione dell’intero sistema del verde e del paesaggio della città di cui gli orti, e dunque il “paesaggio orticolo”, sono una componente. E’ questa un’osservazione che da tempo facciamo nelle sedi di discussione sul verde urbano, a quanto pare senza alcun riscontro in considerazione del fatto che si sta portando avanti il progetto di approvazione del regolamento degli orti tralasciando da tempo, ormai immemorabile, l’approvazione del regolamento del verde e del paesaggio urbano.

Si ritiene prioritaria e inderogabile l’approvazione del Regolamento generale del verde e del paesaggio urbano, regolamento sovraordinato rispetto al regolamento sugli orti urbani, per evitare inconciliabilità nei confronti dei criteri generali di gestione e tutela del verde pubblico e privato. Così come si ritiene, inoltre, un assunto fondamentale l’individuazione delle aree destinabili ad orti urbani. Nella bozza di regolamento non sono indicati i criteri per la scelta dei siti adatti alla realizzazione di orti/ giardini, a parte la generica compatibilità con quanto previsto dal PRG, invece bisognerebbe ragionare in termini di compatibilità rispetto alla struttura della città e dunque rispetto al ruolo gerarchico degli spazi aperti urbani e quindi definita una mappatura delle aree destinabili all’uso orticolo.

Va tenuto presente che gli orti vanno insediati in aree periurbane poiché rappresentano un uso compatibile e paesaggisticamente coerente con la transizione graduale fra città e campagna, evitando sempre qualsiasi eventuale impatto paesaggistico. L’organizzazione planimetrica degli spazi, l’impianto e la parcellizzazione degli orti, andrebbero progettati in funzione del contesto orografico e dei caratteri storici e morfologici della struttura insediativa del sito. Inoltre tutti gli elementi costitutivi dei nuovi paesaggi orticoli (delimitazioni delle particelle, recinzioni, cancelli, casottini per il deposito di materiali, bagni, fontanelle e sistema d’irrigazione, strutture o spazi per il compost, punti per l’approvvigionamento dell’elettricità e dell’illuminazione, ove necessaria, ecc.) dovrebbero essere progettati con materiali coerenti fra di loro e nel rispetto del carattere e della connotazione formale del sito e dello spazio e del decoro generale. Infatti anche gli orti/giardino dovrebbero essere frutto di un progetto complessivo di paesaggio. In particolare nel contesto agro-urbano, l’orto giardino deve rappresentare una delle componenti identitarie del paesaggio della città, arginando i fenomeni di casuale assemblaggio di particelle e di materiali che contribuiscono al generale disordine e all’”incultura” della nostra città ormai senza regole e ambizioni qualitative.
Tutto questo dalla lettura della bozza di regolamento non traspare e preoccupa chi da sempre si batte per una cultura del rispetto dell’identità del paesaggio in tutte le sue componenti.

(1) vedi delibera DAC_38_17.7.2015 185a Proposta (Dec. G.C. del 17 ottobre 2014 n. 91)Regolamento per l’affidamento in comodato d’uso e per la gestione di aree a verde di proprietà di Roma Capitale compatibili con la destinazione a orti/giardini urbani. 
IMPRESSIONI…E AROMI DI SETTEMBRE
“Chi ha la salvia nell’orto ha la salute nel corpo ....”

Nota purificatrice, la Salvia (Salvia Officinalis) viene in aiuto nelle digestioni difficili. E’ in grado di curare il sistema nervoso, è antisettica e febbrifuga. Nell’uso esterno ha un effetto calmante ed emolliente, ma non è indicata per le donne che allattano. In fitoterapia se ne consiglia il rimedio a coloro che hanno bisogno di maggiore concentrazione.

Coltiviamola così: Facile da coltivare anche sul balcone, la salvia ha un solo grande nemico: il gelo. Bene quindi rimetterla in inverno e proteggerla nelle regioni a clima freddo. Ama le posizioni soleggiate, mentre teme i ristagni di acqua.

La semina: La salvia si moltiplica per seme o per talea, in posizione soleggiata. Si semina o si trapianta con la luna crescente ad aprile o a settembre concimando con compost e ricoprendo i semi con un leggero strato di terra. Coprire con la paglia nel suo primo inverno di vita. In vaso concimare una volta al mese e annaffiare con regolarità. Il trapianto si effettua con le piantine ottenute per talea, tagliando dalla pianta madre una porzione di circa 10 centimetri di ramo preso dai nuovi getti. Si mettono a radicare nei vasetti per poi trapiantarle a fine primavera o fine autunno.

Raccolta e conservazione: Le foglie fresche si raccolgono tutto l’anno con luna crescente per il consumo fresco, con luna calante invece quelle da essiccare, prima della fioritura. Si seccano sospese in mazzetti o ghirlande o distese su graticci, all’asciutto e all’ombra. Si conservano in sacchetti di carta o tela. Vale anche per i fiorellini raccolti da maggio ad agosto.

TELA e GRAMIGNA - ACQUERELLI  BOTANICI e PITTURE SU STOFFE D'EPOCA (locandina)

Ci è gradito segnalare la pagina facebook www.facebook.com/telaegramigna gestita dalla nostra ortolana Silvana Potente (orto individuale C28) in cui propone i suoi "Acquerelli Botanici" e le opere di"Pittura Spontanea" su stoffe d'epoca con motivi botanici e floreali.

Chiunque voglia mettersi in contatto con Silvana il suo recapito è 338.1873385

RAPPORTI URBANI
22 Maggio 2017 - da Rapporti Urbani

L'ORTO URBANO DI AGUZZANO OSPITA LE SCOLARESCHE DELL'ISTITUTO COMPRENSIVO "G.FALCONE" DI PIAZZA GOLA

Nella mattinata del 22 Maggio 2015, nella splendida cornice del Parco di Aguzzano, una nutrita e colorita scolaresca del vicino Istitituto Comprensivo "G.Falcone" di Piazza Gola ha fatto visita all'Orto Urbano di Aguzzano. La scolaresca è stata accolta dal nostro Presidente Sandro Teodori che ha illustrato ai fanciulli (e speriamo futuri ortolani...) il valore della difesa del territorio dalle invadenze cementificatorie e di quanto sia importante rivalorizzare la cultura e coltura contadina partendo da queste piccole e importanti esperienze come l'Orto Urbano di Aguzzano. Sandro hai poi girovagato con i piccoli amici all'interno dell'orto spiegando loro quali tipi di colture sono state adottate all'interno dell'orto dai singoli ortolani e come è stato strutturato l'orto stesso (singolo orto e sinergico). Poi la comitiva e le maestre si sono  concesse un breve relax nella zona del sinergico. Certi che questa iniziativa non rimarrà isolata ringraziamo la scuola G.Falcone di Piazza Gola per la sensibilità dimostrata verso la tematica degli Orti Urbani e in genere verso la difesa e salvaguardia dell'ambiente naturale in cui viviamo.

RAPPORTI URBANI
FARFA IN FIORE - MOSTRA MERCATO DI PIANTE E FIORI INSOLITI E RARI (locandina)
3° EDIZIONE 13/14 GIUGNO 2015
Abbazia di Farfa Via del Monastero,1 02032 FARA SABINA 
dalle ore 10:00 alle ore 20:00

Nello splendido borgo medioevale dell'Abbazia di Farfa il 13 e 14 Giugno 2015 si rinnova l'appuntamento con "Farfa in Fiore".
Per gli ortolani usufruitori dell'Orto Giardino di Aguzzano interessati all'evento ecco, oltre i previsti stand espositivi e le mostre sulle più svariate tipologie di piante e fiori, il programma della due giorni per ciò che riguarda corsi e conferenze:

Sabato 13 Giugno
ore 14:00 Corso "La coltivazione del Bonsai"
ore 16:00 Conferenza "La selezione naturale premia i frutti antichi"
Domenica 14 Giugno
ore 14:00 Conferenza "Piante grasse resistenti al freddo"
ore 16:00 Conferenza "Piante rare e insolite nel loro ambiente naturale"

Infine ci è gradito sottolineare la presenza fra gli espositori della ortolana Silvana Potente, compagna di Giuliano Granati (C28), che esporrà i suoi "Acquerelli Botanici".

RAPPORTI URBANI

  
RICERCA/STUDIO SU CASAL DE' PAZZI e IL PARCO DI AGUZZANO
a cura delle nostre ortolane Rossana Rossi e Liliana Micozzi (Orto Giardino di Aguzzano - Marzo 2015)



I DETERMINATI DELLA SALUTE
I determinati della Salute (da www.saluteinternazionale.it)

Ambiente
Aria atmosferica - Aria indoor - Acqua - Radiazioni - Rumore - Rifiuti - Clima
Stili di vita
Attività fisica - Abitudine del fumo - Abitudini alimentari - Consumo di alcol - Abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope
Determinati socio-economici


I DOCUMENTI STORICI
"La scienza del grano - parte 1" di Roberto Lorenzetti
L'esperienza scientifica di Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana


I DOCUMENTI STORICI
"La scienza del grano - parte 2" di Roberto Lorenzetti
L'esperienza scientifica di Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana


I DOCUMENTI STORICI


I DOCUMENTI STORICI


 
 
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